Con un piede nel passato. Suo malgrado. E lo sguardo dritto e aperto nel futuro. Fiduciosamente. Dodici mesi fa con Stefano Coppa, responsabile finanziario del Consorzio “Varese nel cuore”, si sognava, ad occhi aperti e insieme sulle tribune del PalaWhirlpool, “quel” traguardo. Innominabile e, purtroppo, rimasto lì. Irraggiungibile.
Oggi, in compagnia di Stefano, uomo dotato di intelligenza viva, dialetticamente onesto e pervicacemente realista, si analizzano le strade percorse in questo ultimo anno e soprattutto, grazie al suo aiuto, si preconizzano gli scenari futuri.
“Il piede nel passato impone -dice Coppa-, un’analisi serena ma obiettiva sulla stagione che stiamo giocando. Forse è difficile da credere, ma ti posso garantire che stiamo per metterci alle spalle un’annata difficile, complicata, molto dura e contraddittoria anche sotto il profilo societario perché ogni giorno ci siamo scontrati con un problema, con una situazione inattesa, con problematiche a 360 gradi che hanno riguardato lo staff tecnico, vedi coach Frates; la squadra, vedi casi Coleman, Hassell e Clark; con molti aspetti che fanno parte della quotidianità di un club”.

Tanti problemi: ragioni?
“A mio modesto parere molto, se non tutto, è successo perché è mancata una solida, indispensabile, programmazione di base. Non c’è controprova, ma io sono convinto che programmando meglio e per tempo ogni punto molte problematiche non si sarebbero mai presentate”

Ti chiedo brevi annotazioni sui primi due casi
“Frates: nel merito si è detto e scritto moltissimo. Come sempre accade, il coach milanese ha pagato anche per colpe non sue, ma io mi limito ad aggiungere che abbiamo difeso il suo operato fino all’ultimo. Fino a quando, cioè, non ci è sembrato che gli eventi stessero piegando verso una deriva molto, molto pericolosa e rischiosa. Dopo la debacle casalinga contro Sassari abbiamo visto giocatori con facce spente, sfiduciate, perplesse. Ebbene, a quel punto abbiamo deciso di togliere ulteriori alibi pensando che toccasse a loro, e non ad altri, il compito di salvarsi dal disastro. Giocatori: ci sarebbero molto considerazioni da fare per le situazioni che hanno riguardato Coleman, Hassell e Clark, ma non ritengo valga la pena parlare di giocatori che appartengono ad uno ‘ieri’ poco positivo. Preferisco mettere accenti, questi sì positivi, sulle figure di Banks e Johnson che ci hanno dato una mano a virare in meglio la stagione. In particolare Adrian che abbiamo ritrovato ancora più intenso, concentrato e motivato dello scorso anno. Banks ha interpretato nel migliore dei modi il ruolo di giocatore-guida, proprietario di una leadership che lo scorso anno doveva dividere con Green. Poi, importante, le operazioni Banks e Johnson sono state vantaggiose anche sotto il profilo economico”.

Ecco, adesso, il secondo capitolo: lo sguardo diritto verso il futuro.
“Il domani è abbastanza in embrione e -continua Stefano-, in questo momento stiamo seminando tantissimo in tutte le direzioni sperando nei prossimi due mesi, va da sé cruciali, di raccogliere ancora di più. Le speranze ci sono perché la squadra dei ‘seminatori’, già buona, si è arricchita di personaggi di valore come Monica Salvestrin, Massimo Cozzi e Giorgio Gaspari che stanno svolgendo un lavoro impressionante sia dal punto di vista quantitativo che qualitativo nella ricerca di nuovi sponsor e nel reperimento di nuovi consorziati. Non sappiamo esattamente cosa raccoglieremo ma abbiamo fiducia e personalmente sono sicuro che tutti questi sforzi daranno frutti importanti nei prossimi 45/60 giorni”.

Batti a ripetizione questo tasto: come mai?
“Perché arrivare a metà, fine giugno, con risultati sicuri ci permetterà di programmare al meglio la stagione 2015 e, ovviamente, evitare gli errori di cui ho parlato in precedenza. Avere un budget certo per l’1 luglio prossimo sarà importante ma, attenzione, non ancora fondamentale poiché davvero determinanti saranno altre mosse”.

Quali?
“Punto molte carte, se non tutte, sulla costituzione di un extrabudget affidabile, ovvero su un ‘tesoretto’ al quale poter attingere in caso di necessità. Quella dell’extrabudget è, se così vogliamo chiamarla, una mia fissazione e fa riferimento a ciò che è accaduto alla squadra nello scorso novembre. In quel periodo, a fronte dei primi segnali tecnici di crisi, avevamo idee, progetti da sviluppare e strade praticabili, ma in cassa nemmeno un centesimo per poter tentare una svolta. Avere a disposizione una cifra per poter intervenire immediatamente in caso di necessità ci permetterebbe di correggere in corsa eventuali ‘defaillances’”.

In che modo pensi di costruire il tesoretto?
“Nell’unica maniera possibile: coinvolgendo i Consorziati e chiedendo loro un piccolo sforzo. I conti, in questo senso, sono presto fatti: basterebbero poche migliaia di euro di versamento extra per accantonare un fondo di garanzia al quale attingere in caso di bisogno. E, sottolineo con forza, solo ed esclusivamente in caso di emergenza. Tanto per essere chiari, nel fantastico 2013 il tesoretto sarebbe rimasto intonso. Di fatto, credo che un extrabudget potrebbe rappresentare anche una sorta di ‘assicurazione sul futuro’ per gli stessi Consorziati garantendo loro una protezione dell’investimento iniziale perché, è normale, essere protagonisti positivi per tutta la stagione, centrare l’obiettivo playoff e arrivare più avanti possibile rappresenta un volano incredibile per tutti: società, staff tecnico, giocatori, sponsor e consorziati. Ognuno, per la sua parte ed il suo ruolo ne trarrebbe giovamento”.

Eppure, se non sbaglio, durante la stagione in corso siete riusciti a trovare qualche risorsa in più
“Vero: l’idea dei Temporary Sponsor ci ha permesso di fare trasfusioni di denaro fresco, perfette per coprire la contabilità ordinaria e sanare qualche situazione. Qui, invece, come si comprende, stiamo argomentando qualcosa di diverso”.

Quindi?
“Quindi si tratta di convincere i Consorziati a patrimonializzare la loro struttura, dotandola, ripeto, del ‘polmone finanziario’ cui accennavo prima. Un’operazione, mi ripeto-bis, che ci permetterà un vero, forte, importante salto in avanti”.

Ripenso alla chiacchierata di un anno fa e ti faccio un nome che ti sta a cuore: Cerella
“A proposito di Bruno voglio essere chiaro: siamo stati noi ad uscire dal contratto perché non potevamo permettercelo e non avevamo i soldi per rinnovarlo. Poi lui ha subito trovato l’Armani: devo aggiungere altro?”

Altro nome, altra “corsa”: Minucci presidente di Lega
“Questa, però, è una corsa pericolosa perché, stante la situazione attuale che coinvolge l’ex presidente di Siena, sarebbe meglio evitare il discorso per ragioni di opportunità e delicatezza. Tuttavia: capisco il senso della domanda e non mi ritraggo. A me, a noi, a 14 società su 16, sono piaciute le sue idee. Abbiamo apprezzato la sua programmazione e gradito il progetto, davvero innovativo, presentato da un uomo che conosce la pallacanestro fin nel minimo dettaglio. Poi, è evidente, una figura come quella di Minucci, che già prima innescava perplessità, adesso è sotto la lente d’ingrandimento. E preferirei fermarmi qui”.

Domenica Cremona, Siena, Roma e i playoff
“Voglio essere sincero: per quello che abbiamo fatto non ci meriteremmo la post-season, ma a conti fatti non è che gli avversari abbiano combinato molto più di noi. Quindi, complici anche le carenze degli altri, sfruttando anche le loro magagne, siamo ancora in viaggio, felici di aver rimesso in piedi la stagione. A questo punto sarebbe bellissimo poter regalare ‘giri’ di playoff ai nostri tifosi che, lo riaffermo con orgoglio, oltre ad essere tra i migliori d’Italia, sono, e saranno sempre, il vero, l’unico, imprescindibile patrimonio della Pallacanestro Varese”.

Massimo Turconi