E’ iniziata con le dolci note del coro di Sciarè “More than Voice”, coadiuvato da Silvia Ciraudo, la serata di auguri dedicata agli sportivi del gallaratese ed organizzata dalle Parrocchie della città di Gallarate.
Protagonista assoluto Marco Parolo, calciatore di serie A, gallaratese doc, intervistato da Danilo Barban. Ma prima che il microfono fosse nelle mani del centrocampista del Parma, spazio alla massima autorità religiosa del nostro paese: Papa Francesco. Al Teatro delle Arti è stato infatti proiettato il discorso tenutosi la scorsa estate in virtù del big match amichevole fra Italia e Argentina, quello con la celebre frase “Siete calciatori, siete personaggi, ma prima di tutto siate uomini, uomini portatori di umanità”. 
E dopo Papa Francesco, eccolo il momento più atteso della serata. Un’introduzione con tanto di standing ovation grazie ad un video di tre minuti che ha ripercorso tutte le tappe del centrocampista 28enne: dal Verona al Parma, passando per Cesena, squadra emiliana che gli ha permesso l’esordio in serie A. Applausi scroscianti, soprattutto quando sullo schermo è apparsa la recente doppietta rifilata al Milan che ha permesso al Parma di acciuffare una vittoria sofferta proprio allo scadere. Poi via all’intervista.
Chi ha inciso più di tutti per farti arrivare in alto?
“Senza ombra di dubbio i miei genitori. Sono stati loro che mi hanno trasmesso i valori giusti, che hanno fatto sacrifici e mi hanno spronato a farli affinchè percorressi al meglio la mia strada arrivando dove sono oggi. Sono molto contento di tutto ciò che ho fatto e di come l’ho fatto”.
Se tu dovessi dare un consiglio ai ragazzini, cosa diresti loro?
“Il mio consiglio è quello di divertirsi sempre, di avere sempre fame e di non arrendersi. Qui in sala c’è il mio primo mister e lui può confermare che alla fine della mia prima partita sono scoppiato a piangere perché non avevo capito nulla. Ma non mi sono perso d’animo e l’ho ascoltato. Ascoltate sempre i vostri allenatori, non fate di testa vostra e non perdete mai la voglia di divertirvi. Tante volte quando sono teso, magari prima di un match importante, penso di andare a giocare con gli amici come facevo da piccolo, mi aiuta a sciogliere la tensione e a dare il meglio”.
Arrivare in alto è difficile, mentre perdersi a certi livelli è molto più semplice. Ma qual è il segreto per riuscire a rimanere sulla strada giusta?
“Inutile negarlo, è la testa a fare la differenza. Io quando sono approdato in Serie A con il Cesena ho fatto un’ottima prima stagione, ma poi ho avuto una flessione l’anno dopo e non sono riuscito a ripetermi come avrei voluto. Mi sentivo pressato, ma sono riuscito a reagire, non mi sono perso d’animo, stavo bene di testa e questo mi ha permesso di tornare ad esprimermi al meglio”. 
Tu giochi con un grande talento (Cassano ndr) che però è sempre stato uno dei calciatori più “stravaganti” della serie A, ma perché diversi calciatori non si rendono conto di essere degli esempi?
“Ma secondo me non è così. Noi sappiamo benissimo di essere esempi, il punto è che in Italia si tende sempre a sottolineare la negatività, si spingono più in alto gli esempi negativi che quelli positivi. Io ad esempio ho conosciuto Balotelli in Nazionale e posso assicurarvi che è un ragazzo tranquillissimo solo che talvolta si è lì ad aspettare l’errore, l’eccesso, per metterlo in prima pagina, perché si preferisce fare lo scoop con la “negatività”. Bisogna invece preoccuparsi di trasmettere i valori positivi, perché nel calcio ce ne sono molti ed è questo che deve arrivare ai giovani.
Qual è la cosa che più di tutte ha segnato la tua crescita?
“Sicuramente la figura dell’allenatore. Io credo che la prima regola di ogni allenatore debba essere quella d’insegnare ai propri ragazzi a stare all’interno di un gruppo, tutto il resto viene dopo. Ho avuto la fortuna di avere mister che hanno sempre messo in primo piano questa regola e sono convinto che ogni squadra che riesca a fare bene è perché dietro ha davvero un grande gruppo”.
Poi ci pensa Don Walter, Parroco di Arnate, a concludere l’intervista, concentrandosi sul discorso religioso.
Marco cosa pensi del video del Papa che abbiamo visto prima e quanto è presente la fede nel mondo calcistico?
“Il discorso che ha tenuto il Papa è un discorso molto semplice, ma bellissimo. Credo che non abbia fatto altro che dire la verità, ma queste cose non sono mai scontate ed è sempre bene ribadirle. Per quanto riguarda la Fede, ci sono moltissimi giocatori credenti, soprattutto i Latini, mentre gli italiani tendono a nascondersi un po’ di più. Ma io penso che la Fede possa davvero aiutare un uomo a crescere, a formarsi”.
Tu che conosci l’oratorio, di che contesto si tratta a tuo avviso?
“Il mio parere sull’oratorio non può che essere positivo. Ho passato la mia infanzia e la mia adolescenza lì, e per me ogni volta era un divertimento assoluto. L’oratorio è la struttura adatta per ogni ragazzo, per farlo crescere al meglio puntando tutto sul divertimento”.
E poi spazio al pubblico che si diletta fra complimenti e curiosità. Degna di nota la domanda di un giovane atleta che chiede al centrocampista, nel caso in cui dovesse andare in Brasile, se può portare anche loro. Nessun biglietto per l’America, ma il ragazzino riesce comunque a strappare la promessa di palloni autografati per tutti.
E a questo proposito Marco conclude cin un cenno alla NazionaleFra me e Prandelli non c’è nessun tipo di rapporto. Lui non parla molto, ma quando lo fa sa sempre cosa dire. Lui fa le sue scelte, sta a me dimostrare di essere all’altezza”. 
Dal calcio alla danza, sul palco delle Arti salgono i giovani ballerini hip hop della Scuola “Fusion Dance” regalando ritmo ad una serata più viva che mai arricchita anche dalle premiazioni che hanno messo in luce le diverse autorità del gallaratese distintesi durante l’anno: dal pattinaggio, all’atletica, passando per il tiro con l’arco ed un altro ospite d’eccezione, il campione olimpico Michele Frangilli.
Poi è il video a tornare protagonista, con preghiere e solidarietà. Dapprima le parole di King Kilgour, campione paralimpico deceduto nel 2002, e poi spazio alle immagini dedicate alle Filippine, con l’intento di raccogliere fondi che finanzino il progetto dell’associazione Vides.
L’atto conclusivo di una serata speciale è quello rappresentato da un giovane sportivo, salito sul palco per leggere una lettera scritta da un piccolo atleta nei confronti di suo padre, al quale chiede solo di giocare con serenità a calcio. Una lettera che ha fatto scalpore e che diverse società sportive hanno poi pubblicato sui propri siti ed affisso nelle proprie bacheca.
Semplicità, emozioni, e grandi campioni: uno splendido mix di elementi per regalare ai gallaratesi auguri speciali.

Mariella Lamonica