Mentre si alternano i nomi di possibili giocatori che vengono accostati a Varese, qualche notizia vera c’è. Oltre che restare a Varese, Stipcevic è vicino a rinnovare fino al 2014 e lo stesso può dirsi dell’estone Talts che partendo dalla panchina potrebbe essere un bel “quid” da aggiungere alle rotazioni biancorosse.
Detto ciò, il sentore è che l’anno prossimo si vedrà una Cimberio a forte matrice straniera con gli stranieri a occupare i primi sette posti in rotazione e gli italiani a disputarsi le briciole. I tempi in cui l’ossatura italiana era prevalente sembrano, ormai, lontani quasi come l’epoca dei dinosauri. Gli stessi Roosters sono, probabilmente, l’ultima squadra scudettata in cui gli stranieri avevano un ruolo marginale, eccezion fatta per il divino Mrsic. Tutta questa esterofilia, però, non porta bene al nostro basket che da tempo vive una situazione di crisi strisciante e solo ieri sono uscite due notizie da far accapponare la pelle. Due grida disperate giungono da Treviso e Roma. Difficoltà per il consorzio dopo l’uscita di Zago che doveva essere l’uomo faro del progetto rischiano di far sparire Treviso dalla Serie A. Fine giugno è il termine entro il quale la società deve uscire dall’impasse. A Roma non si sta meglio. Toti da solo non vuol proseguire: o verrà affiancato oppure la società, molto probabilmente, sparirà. Se aggiungiamo le notizie che arrivano da Pesaro – risolto il contratto con l’allenatore Dalmonte per impossibilità ad onorarlo – da Teramo – troppi debiti e società avviata verso il funerale – da Montegranaro e Cremona dove aleggiano nubi minacciose, c’è poco da ridere. Il basket, oggi, non può più andare avanti così. Non può più reggere il professionismo e le sue regole per iniziare. Poi, servirebbe molta più autocritica e, soprattutto, copiare un esempio come Varese. Tanto di cappello a Vescovi, Lo Nero e a tutti coloro che, in società e tra i consorziati, hanno permesso di chiudere un altro anno coi conti alla pari. Magari non si vincono scudetti, ma la tradizione e la passione vivono e battono sotto la pelle. 365 giorni all’anno senza morire sotto la canicola estiva. Quando questi semplici concetti da cui partire verranno discussi e capiti in Lega, allora il nostro movimento potrà iniziare una lenta risalita dagli inferi in cui sta scivolando.

Matteo Gallo