Contro il Vicenza una settimana fa ha messo a segno il suo primo gol da professionista (nella foto l'esultanza), mentre domenica, a Empoli, ha sfiorato il secondo. Stiamo parlando di Raffaele Pucino, giovanissimo difensore biancorosso, alla sua prima stagione in un campionato così importante quale è la serie B. 

Ti sei improvvisato un'arma decisiva per l'attacco del Varese: attitudine o casualità?
“Speriamo che diventi un'abitudine. Non ero nemmeno mai andato a saltare sui calci da fermo nella mia carriera, è stato un caso a Vicenza ed è andata bene. Mi portavo in avanti solo quando ero un ragazzino, a livello giovanile”.

A Vicenza sei entrato e ti sei stabilizzato in un ruolo non proprio tuo: esterno alto di centrocampo. Può diventare il tuo nuovo ruolo?
“Non credo, perché mi trovo in difficoltà in quella parte del campo. Ero spaesato, ma è chiaro che se uno ha voglia di imparare si può fare tutto. Mai dire mai”.

Che giocatore è Raffaele Pucino. Quali sono le tue caratteristiche?
“Non sono un terzino che spinge molto, mi piace molto più difendere. Forse questo è un po' un mio difetto”.

Sei giovanissimo, a 20 anni ti sei ritrovato catapultato su questo palcoscenico così affascinante e importante che è la serie B.
“Sono arrivato a Varese consapevole del campionato che la squadra ha disputato lo scorso anno. Credo che quel risultato sia irripetibile, ma per me è una sfida. Arrivo dalla Lega Pro e trovo compagni di grande esperienza e, alcuni, che sono addirittura scesi dalla serie A. Da loro devo imparare tantissimo e mettermi sempre in gioco per potermi migliorare giorno dopo giorno”.

Come hai vissuto il cambio di allenatore?
“Non saprei. Io sono arrivato qui a Varese grazie a Benny Carbone che mi ha voluto e mi ha regalato il debutto da titolare nella partita a Bari. A lui posso solo dire grazie. Purtroppo la sfortuna non ci ha portati ai risultati sperati nelle prime partite e ha pagato lui per tutti noi. E' arrivato il nuovo mister che ci ha dato forse delle motivazioni nuove e ci siamo ripresi i punti che avevamo lasciato per strada contro Bari e Crotone. In queste due ultime trasferte siamo stati anche fortunati”.

Qual è il tuo più grande sogno?
“Senza dubbio giocare con la maglia della Nazionale”. 

Prima Alessandria, adesso Varese. Grandi esperienze, ma città molto lontane dalla tua Caserta. Immagino non sia semplice per un ragazzo giovanissimo.
“No, non lo è. Sabato, dopo la gara col Padova, riesco a scendere a casa per la prima volta dopo tre mesi. Per fortuna mamma e papà vengono spesso a trovarmi, questo è il mio quarto anno lontano da casa. A dire il vero, però, è un sacrificio che faccio per una cosa che adoro fare: giocare a calcio. Quindi non è poi così insopportabile”.

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