Cestisticamente parlando al famoso “Sceriffo del Kansas City”, mirabilmente interpretato dall'immortale Alberto Sordi, preferiamo di gran lunga il nostro sceriffo del Kansas: Justin Hurtt, che peraltro arriva da sì da Kansas City, ma KC, Missouri. Che non è la stessa cosa.

Al personaggio interpretato dall'Albertone Nazionale, spaccone, volgare, invadente, caciarone, preferiamo sempre il mite americanino della Cimberio Varese che, in silenzio, con un controllatissimo linguaggio del corpo ha stroncato le speranze della Fabi Shoes Montegranaro.
“Finalmente iniziano ad arrivare buoni segnali ed io sono sempre più contento del mio modo di stare in campo. Questi segnali, domenica scorsa contro Montegranaro, sono stati raccolti anche dal pubblico, ma in realtà i miei compagni, lo staff tecnico e i dirigenti, ovvero le persone che mi vedono all'opera tutti i giorni, penso avessero colto già da un po' il senso dei miei progressi e i miei continui passi in avanti. Sono in Italia solo da un paio di mesi, sento che le cose funzionano sempre meglio ma, credetemi, non è stato facile adattarsi ad un ambiente completamente nuovo, un nuovo modello di vita e con problematiche cestistiche tutte da scoprire. Personalmente non ho chiesto tempo perché so benissimo che, quando lavori tra professionisti, devi essere subito pronto e produttivo e nessuno è disposto ad aspettarti. Però, Varese con me lo sta facendo e ringrazio la società, in particolare Massimo Ferraiuolo, per il sostegno quotidiano. Lui, tutti i compagni di squadra ed il resto dello staff, mi hanno regalato pazienza e comprensione e tutto lo spazio che mi serve per capire cosa fare, quando e come farlo e nel miglior modo possibile. Adesso che sto iniziando a restituire qualcosa di quello che ricevuto sono davvero felice”

Justin spende qualche sorriso in più, rispetto al ragazzo chiuso e un po' introverso delle prime interviste. Mi sembra, anzi è più rilassato, tranquillo e consapevole di ciò che lo circonda, di ciò che lo attende. Questione, come dice lui, di “confidence”, un termine inglese che è qualcosa di più, o di diverso, da fiducia. O, almeno, al di là del significato letterale, parlando con i giocatori americani mi ha sempre dato questa espressione.
“Sì, mi sento meglio, più sicuro dei miei mezzi, in sintonia con quello che mi si chiede e che devo fare e, in definitiva, in costante miglioramento. Le cose, insomma, stanno procedendo per il verso giusto e non ci sono ragioni per le quali la crescita della squadra e la mia debbano fermarsi”

Già, anche perché fermarsi adesso, o meglio domenica in casa contro Casale Monferrato sarebbe delittuoso
“Casale, che abbiamo già affrontato in pre-stagione, è una squadra molto ruvida, che gioca una difesa fisica, ben organizzata e cerca di controllare il ritmo di gioco. Ci attende una partita difficile ed il loro zero in classifica non rispetta il valore di un team che ha giocato alla pari con Cremona perdendo solo nell'ultima azione, fallendo peraltro il tiro per vincere. Conosco di fama un paio di loro giocatori e so che ci daranno filo da torcere. Sarà un match molto impegnativo, ma noi stiamo bene e migliorando in difesa come giustamente ci chiede coach Recalcati dobbiamo portare a casa altri due punti preziosi”

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